Emerging role of endocannabinoid signalling in neuropsychiatric disorders

Il progetto vuole individuare nuovi biomarker non invasivi all'interno del sistema endocannabinoide (ECS) che potrebbero facilitare la valutazione clinica della malattia di Alzheimer (AD) e valutare la rilevanza della manipolazione alimentare dell’ECS in questa malattia. Al fine di stabilire una possibile correlazione tra la progressione dell’AD e i cambiamenti molecolari che si verificano nell’ECS verrà studiata l'espressione e l'attività dei vari elementi del signaling degli endocannabinoidi (eCB) in un modello murino di AD, nonché in campioni periferici umani ottenuti da individui AD e con diverso grado di deficit cognitivo.

 

L’AD è una delle più comuni cause di demenza tra gli anziani. Sintomi clinici di tale malattia includono la perdita di memoria e alterazioni in alcune funzioni cerebrali tra cui l’umore, il linguaggio e l'apprendimento. Le principali lesioni neuropatologiche caratteristiche dell’AD sono le placche amiloidi, aggregati extracellulari della proteina beta-amiloide (Aβ), e i grovigli neurofibrillari, depositi intraneuronali di proteine Tau iperfosforilate. Questi depositi insolubili si accumulano in grandi quantità nell’ippocampo e nella corteccia cerebrale. In che modo i disturbi di produzione e aggregazione dell’Aβ diano luogo alla patologia dell’AD non è ancora del tutto noto. In base all’ipotesi della “cascata amiloide”, l’accumulo dell'Aβ rappresenta l’evento chiave dell’inizio della patogenesi dell’AD, che consiste in una complessa interazione tra disfunzione sinaptica, eccitotossicità, neurodegenerazione, neuroinfiammazione e stress ossidativo.

Sono attualmente disponibili pochi dati sulla regolazione e il ruolo dell’ECS nell’AD, e sul possibile utilizzo di questo sistema come bersaglio terapeutico per il trattamento di questa malattia. Tuttavia l’ECS, in virtù della sua capacità di orchestrare azioni neuromodulatorie, anti-eccitotossiche, anti-infiammatorie e vasodilatatorie, è considerato un sistema endogeno omeostatico in grado di controbilanciare gli eventi patogenetici associati all’AD. Negli ultimi anni, dati epidemiologici, preclinici e clinici hanno messo in evidenza una possibile azione preventiva della maggiore assunzione di acidi grassi poliinsaturi n-3 (n-3 PUFA) in alcune patologie neurodegenerative. Coerentemente, carenze alimentari nei livelli di n-3 PUFA sono state collegate al deterioramento cognitivo nell’AD. Inoltre, recenti studi preclinici hanno riportato che il contenuto alimentare in n-3 e n-6 PUFA modula l'ECS, e che un prolungato e insufficiente apporto alimentare in n-3 PUFA abolisce specificamente la depressione sinaptica a lungo termine mediata dal CB1 nella corteccia prefrontale e nell’accumbens. Questi risultati suggeriscono l'esistenza di un sistema di signaling integrato tra gli endocannabinoidi (eCB) e gli n-3 PUFA, e che i cambiamenti indotti dalla dieta sui livelli degli eCB potrebbero avere importanti implicazioni nell’AD.

Research Unit 
Neurochemistry of Lipids Lab
Funding 

90.272 €.

Project Duration 
Gennaio 2013 – Gennaio 2016.
Partner 

Università Campus Bio-Medico di Roma [Coordinatore del Progetto]

Sapienza – Università di Roma

Università degli Studi dell'Insubria, Como